NASA spinge il data pipeline verso Marte: sfida tra aziende private

NASA lancia una nuova sfida: costruire una rete dati per Marte con aziende private come Blue Origin e SpaceX.

La NASA cambia strategia: arriva la corsa alla rete dati su Marte

La NASA sta trasformando radicalmente il proprio approccio alle comunicazioni spaziali. Dopo decenni di sviluppo e gestione autonoma di orbiter e relè per trasferire dati dalla superficie di Marte alla Terra, l’agenzia americana ora si prepara a comprare la connettività come un servizio, aprendo il mercato alla competizione commerciale.

Questa nuova corsa allo spazio non riguarda una singola missione, ma qualcosa di molto più grande: la costruzione dell’intera infrastruttura per portare i dati da Marte a Terra, ovvero la spina dorsale delle future esplorazioni del pianeta rosso.

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Il nuovo piano della NASA: da MAVEN ad un marketplace interplanetario su Marte

Fino ad oggi, il sistema si è basato su satelliti come Mars Reconnaissance Orbiter e MAVEN, che raccolgono i dati da rover e lander, per poi trasmetterli al Deep Space Network (DSN) sulla Terra. Anche se ancora funzionanti, questi satelliti non sono stati progettati per durare all’infinito.

Nel suo ultimo rapporto, la NASA ha evidenziato il ruolo critico di MAVEN come relè orbitale, ma ha anche avvertito che questi asset stanno invecchiando. È proprio per questo che il programma SCaN (Space Communications and Navigation) ha pubblicato a luglio una richiesta ufficiale (RFP) per nuove soluzioni di comunicazione interplanetaria.

Le sfide e le proposte: tra Luna e Marte

La richiesta della NASA non prevede acquisti immediati, ma studi di fattibilità su due fronti chiave:

1. Una “lunar trunkline” tra Terra e Luna, per supportare le missioni Artemis.
2. Un sistema completo per comunicazioni da Marte a Terra, partendo dalla superficie, passando per l’orbita marziana, fino ai centri operativi terrestri.

Il tutto deve tenere conto di ritardi di segnale, interferenze solari, finestre di visibilità terrestri e sistemi ad alta tolleranza ai guasti. È una sfida complessa, che richiede anni di preparazione e test.

I protagonisti della corsa: Blue Origin, SpaceX e Rocket Lab

Tra le aziende che stanno già muovendosi, spicca Blue Origin, che ha svelato un progetto chiamato Mars Telecommunications Orbiter, basato sulla sua piattaforma Blue Ring, con possibili lanci dal 2028.

Anche Rocket Lab ha una sua proposta di orbiter per le telecomunicazioni marziane, pensata per supportare la campagna Mars Sample Return.

Infine, SpaceX ha ricevuto un finanziamento NASA nel 2024 per uno studio di adattamento della sua costellazione Starlink per comunicazioni interplanetarie, puntando a portare il modello terrestre anche su Marte.

L’obiettivo finale: presenza umana permanente

Con questi nuovi progetti, la NASA non mira solo a migliorare le missioni scientifiche, ma a gettare le fondamenta per una presenza umana stabile sulla Luna e poi su Marte. La rete di comunicazioni sarà la chiave per supportare attività scientifiche, esplorative e – in futuro – logistiche, industriali e abitative.

Con l’arrivo delle proposte oggi stesso e il coinvolgimento diretto dei giganti del settore aerospaziale, il futuro delle comunicazioni marziane è appena cominciato. E non sarà più un affare solo della NASA.

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